Giuseppe Busia "La riforma Nordio farà male al Pil. Senza abuso d'ufficio cittadini più sfiduciati"
Data:
12 luglio 2024
Giuseppe Busia "La riforma Nordio farà male al Pil. Senza abuso d'ufficio cittadini più sfiduciati" - La Stampa, 12 luglio 2024
Il presidente dell'Anticorruzione: "Così si creano vuoti normativi. Rischiamo di ritrovarci davanti a casi di incompresnisibili impunità".
Grazia Longo - Roma
Sono molti i dubbi e le perplessità di Giuseppe Busia, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac in sigla).
Sull'abolizione dell'abuso d'ufficio «non voglio entrare nel dibattito politico. Ricordo solo che in generale dai presidi anticorruzione dipende anche la crescita economica e lo stesso conseguimento degli obiettivi Pnrr: occorre garantire trasparenza e imparzialità dell'amministrazione per evitare che venga meno la fiducia dei cittadini nelle istituzioni».
Che cosa non la convince della nuova legge?
«Lascia un vuoto, anzi una serie di vuoti. Viene meno la tutela penale in numerosi casi in cui un amministratore o un pubblico ufficiale invece di astenersi, agisce in conflitto di interessi. Oppure, pur non ricevendo in cambio una tangente, abusa del suo potere per favorire qualcuno o svantaggiare qualcun altro.
Si tratta anche di comportamenti odiosi, come quelli del funzionario che nega il permesso a costruire al suo vicino di casa, solo perché ha
litigato con lui o perché gli è antipatico.
Si pensi ancora ad un concorso, nel quale un commissario favorisce il candidato suo amico: anche se non riceve nulla in cambio, danneggia comunque i candidati più capaci e mina la credibilità della sua istituzione».
Mi sembra di capire che vi sono altri esempi.
«In altri casi, si avranno effetti paradossali: mentre se un funzionario scrive un bando di appalto ritagliandolo sull'impresa amica, potrà essere condannato per turbata libertà degli incanti; lo stesso funzionario che assegni direttamente il contratto alla medesima impresa, senza neanche preoccuparsi di pubblicare il bando, non sarà punibile. È poi possibile che, di fronte a tale disparità di trattamento, qualche magistrato contesterà comunque la turbativa d'asta, magari per
sottoporre poi la questione davanti alla Corte costituzionale, per la sua evidente
irragionevolezza».
Quindi, aumenterà la confusione a dispetto di chi diceva di voler superare la paura della firma?
«Purtroppo, a fronte di una riforma che mirava al condivisibile obiettivo di evitare ambiguità normativa, fondamentale soprattutto in diritto penale, rischiamo di ritrovarci davanti a casi di incomprensibili impunità o a comportamenti altalenanti della giurisprudenza, con nuove incertezze e ambiguità».
Il peculato per distrazione basterà a sostituire l'abuso d'ufficio?
«No, viene recuperata solo una vecchia fattispecie di reato che in parte era confluita nell'abuso d'ufficio, ma i vuoti a cui accennavo prima restano tutti, dal conflitto d'interessi all'abuso in danno di qualcuno».
Secondo lei d'ora in avanti con l'istituzione del collegio dei tre giudici il sistema di custodia cautelare preventivo rischia la paralisi?
«Il pericolo esiste. Naturalmente, se a decidere sulla libertà personale sono tre giudici invece che uno, le garanzie sono maggiori e quindi la riforma astrattamente è più che condivisibile. Ma come si ovvierà al problema degli uffici giudiziari più piccoli che hanno problemi di organico?
Tanto più che, se un giudice decida sull'arresto, non po' poi intervenire sulle fasi processuali successive, moltiplicando le incompatibilità e l'esigenza di più magistrati».
In quali ambiti si ravvisa maggiormente la corruzione?
«Certamente una delle attività a maggiore rischio è quella dei contratti pubblici, che invece sono una leva fondamentale per garantire crescita e sviluppo. Anche per questo, stiamo lavorando alla digitalizzazione dell'intero ciclo degli affidamenti, in modo che, da un lato, le procedure vengano semplificate e velocizzate, sia per le stazioni appaltanti che per le imprese. E, dall'altro, aumenti la trasparenza, la controllabilità ed anche la concorrenza, a tutto vantaggio del buon utilizzo delle risorse pubbliche».
Prima della legge Nordio il traffico di influenze metteva dei paletti all'attività lobbistica. Ora che cosa potrebbe succedere?
«Anche tale reato è stato molto circoscritto, non solo perché non scatterà più nel caso in cui la mediazione illecita sia remunerata con utilità non economiche, ma soprattutto perché si richiede che il comportamento che ne è alla base sia finalizzato a commettere un altro reato. Tuttavia, il reato tipico al quale puntava il traffico di influenze era proprio l'abuso d'ufficio.
Essendo quest'ultimo abrogato, viene meno anche il primo nel suo caso più frequente: quello in cui, appunto, mirava a far commettere un abuso da parte di un pubblico ufficiale.».
Quindi i portatori di interessi avranno più facilità ad influenzare le decisioni pubbliche?
«In realtà, parte dell'ambiguità che la riforma ambiva a ridurre, deriva anche dal fatto che, nonostante i tanti solleciti internazionali, in Italia non esiste una normativa sulle lobby, che consenta quindi di capire quando le influenze sono lecite. Oggi abbiamo quindi ancor di più bisogno di una legge che renda finalmente trasparente l'attività dei portatori di interessi. Ciò, ovviamente vietando che la lobby remuneri, direttamente o indirettamente, il decisore pubblico».
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Ultimo aggiornamento 30/07/2024, 11:22
