Bologna, Pontelungo sul Reno: varianti illegittime. Aumento dei costi e dei tempi dell’opera
Date:
03 settembre 2025

Bologna, Pontelungo sul Reno: varianti illegittime. Aumento dei costi e dei tempi dell’opera
Incrementi di costo dell’intervento del 45% e di tempi di esecuzione del 28%
Rilievi carenti, indagini preventive all’opera non conformi, progetti non rispondenti agli obblighi del Codice Appalti, approvazione in corso d’opera di cinque perizie di variante, in assenza, nella maggioranza dei casi, dei presupposti di legittimità.
Sono questi alcuni dei rilievi sollevati dall'Autorità Nazionale Anticorruzione al Comune di Bologna riguardo ai lavori di consolidamento, riqualificazione e adeguamento del ponte stradale lungo il fiume Reno, secondo e ultimo lotto di Pontelungo (importo contrattuale di otto milioni e mezzo).
Con Atto a firma del Presidente approvato dal Consiglio dell’Autorità del 23 luglio 2025, Anac ha evidenziato come le carenze rilevate a carico della progettazione definitiva/esecutiva hanno determinato l’approvazione in corso d’opera di cinque perizie di variante, prive di requisiti di legittimità, che hanno comportato complessivamente un incremento di costo dell’intervento del 45% e un incremento del tempo di esecuzione del 28%, nonché l’introduzione di n. 66 nuovi prezzi concordati con l’appaltatore.
“Il mancato rilievo delle suddette carenze progettuali in sede di verifica e validazione del progetto – scrive Anac nell’Atto - induce a ritenere per una generale approssimazione ed inadeguatezza dei controlli effettuati a cura dei soggetti competenti, con particolare riferimento all’accertamento della completezza della progettazione e della realizzabilità del progetto, nonché alla “minimizzazione dei rischi di introduzione di varianti”.
“Pur dando atto della complessità tecnica dell’intervento di consolidamento, riqualificazione e adeguamento del ponte, si ritiene che l’intero iter tecnico/amministrativo dell’appalto sia stato significativamente condizionato da una conoscenza iniziale del manufatto e del sito basata su una campagna di sondaggi e rilievi non adeguatamente estesa e approfondita, alla luce degli elementi agevolmente desumibili dalla storia costruttiva dell’infrastruttura e dalla semplice ispezione visiva della stessa. In particolare, con riferimento al manufatto, si ritiene inopportuna la scelta di eseguire soltanto dei sondaggi a campione piuttosto che una campagna sistematica di indagine, ove si consideri che il ponte, per la sua stessa storia costruttiva, presenta caratteristiche geometriche e meccaniche differenti da arcata ad arcata e addirittura, nell’ambito della medesima arcata, tra il semi-ponte lato monte e il semi-ponte lato valle; parimenti, con riferimento al sito, si ritiene che una più estesa campagna di indagini preventiva avrebbe consentito di individuare sin dall’inizio la più efficace tecnologia di palificazione per il rafforzamento delle fondazioni e di determinare l’esatta geometria del ponte attraverso anche il rinvenimento delle due arcate interrate lato Bologna”.
“La rilevata inadeguatezza dell’attività preventiva di valutazione dello stato di fatto ante operam appare particolarmente rimarchevole considerato, in particolare, che le condizioni dei luoghi erano tali da non determinare particolari problemi di accessibilità e/o ispezionabilità, non venendo in rilievo elementi ostativi all’esecuzione di una campagna di sondaggi e rilievi mirati che tenesse in miglior conto la natura, le caratteristiche materiche e lo stato di conservazione dell’infrastruttura, come pure l’area di sedime e lo stato dei luoghi circostanti, avendo ben chiari gli obiettivi di progetto”.
“Dal quadro normativo – continua Anac -, discende l’onere delle Stazioni appaltanti di prevedere ed eseguire, già nella fase della progettazione preliminare, un’adeguata e puntuale campagna di indagini che, nel caso di specie, come visto, risulta significativamente carente. Tali carenze del quadro conoscitivo iniziale, nella fattispecie, si sono riverberate sulla successiva fase di elaborazione progettuale sotto forma di carenze e approssimazioni che hanno portato in corso d’opera alla necessità di introdurre nuove e diverse lavorazioni, sia di tipo strutturale che di finitura, formalizzate attraverso l’approvazione di ben cinque perizie di variante in assenza, nella maggioranza dei casi, dei presupposti di legittimità e nel mancato rispetto di quanto previsto dalla legge”.
“In particolare, dalla ricostruzione effettuata emerge che buona parte delle perizie di variante approvate sono riconducibili a una non sufficientemente approfondita valutazione preventiva dello stato di fatto ante operam, tanto del manufatto quanto del sito, circostanza che assume un particolare rilievo nel caso di indagini, saggi e rilievi da eseguirsi su porzioni del ponte o su aree di sedime ispezionabili e/o accessibili senza particolari complicazioni. In queste ipotesi, infatti, risulta difficile affermare che l’esigenza di effettuare i lavori oggetto delle varianti, sia sorta soltanto in un momento successivo alla predisposizione del progetto esecutivo e, più specificatamente, in fase esecutiva, trattandosi in molti casi di circostanze prevedibili già in fase di elaborazione progettuale”.
L'atto a firma del Presidente Anac
Last update 04/09/2025, 9:14
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Incrementi di costo dell’intervento del 45% e di tempi di esecuzione del 28%