Intervista - Busia: "Ponte, troppi errori serviva una nuova gara ci guadagneranno i privati"
Data:
01 novembre 2025
Intervista - Busia: "Ponte, troppi errori serviva una nuova gara ci guadagneranno i privati" - La Repubblica, 1 novembre 2025
Per il presidente Anac "l'iter scelto porta a non avere chiarezza sui costi perché si costruirà senza un progetto complessivo"
"Suggerirei al governo di attendere che la Commissione europea si pronunci per evitare ricorsi alla Corte di Giustizia"
Intervista a Giuseppe Busìa, Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione - La Repubblica, 1 novembre 2025 - pag.7
di Antonio Fraschilla
Presidente Anac Giuseppe Busia, lei è stato tra i primi a sollevare perplessità, non tanto sul tema generale ponte sì o ponte no, ma sull'iter messo in piedi dal governo Meloni. E in particolare sull'appalto. La Corte dei conti ha puntato il dito proprio su questo aspetto. Cosa contesta della procedura messa in campo per
l'opera?
«Volutamente io non sono mai entrato nel dibattito ponte sì o ponte no, perché questo spetta alla politica. Sulla base delle competenze di Anac, mi sono invece concentrato solo sul contratto. E già nel 2023, avevo evidenziato alcune criticità».
Ricapitoliamo.
«Oltre dieci anni fa lo Stato aveva fermato il vecchio appalto anche per i costi eccessivi a carico delle casse pubbliche: perché i pedaggi non garantivano la manutenzione e il recupero della spesa nel tempo. Lo Stato aveva anche vinto in primo grado contro la richiesta di risarcimento dei privati aggiudicatari. E a maggio del 2023 ci sarebbe stata la sentenza di secondo grado. Pochi mesi prima, però, il governo ha approvato un decreto che ha fatto resuscitare il vecchio progetto, predisposto oltre dieci anni prima, creando un vantaggio rilevantissimo in capo all'impresa aggiudicataria, proprietaria di tale progetto. Ciò, perché, fino al giorno prima, aveva in mano il disegno di un'opera che non si sarebbe mai realizzata e che quindi valeva ben poco, ed il giorno dopo se lo è ritrovato come la base indispensabile per il nuovo ponte».
Insomma un grande vantaggio per i privati soprattutto. Ma cosa si poteva fare invece?
«Si poteva fare una nuova gara: magari comprando in via transattiva il vecchio progetto per pochi soldi, invece di dichiararlo per legge come il migliore possibile. Ciò avrebbe eventualmente consentito di usarlo come base di gara per riceverne aggiornamenti e migliorie, e così avere alla fine un progetto esecutivo in grado di tenere conto dei progressi tecnici degli ultimi dieci anni, come merita una sfida ingegneristica di tale portata.
Adesso avremmo certamente concluso la gara e probabilmente saremmo in una fase avanzata di progettazione esecutiva, con maggiori garanzie sui costi a carico dello Stato e minori rischi di contenzioso. Evitando alcuni rilievi che sono anche alla base della decisione della Corte dei conti. Oggi invece, non avendo svolto una nuova gara, per rispettare la normativa europea siamo legati a quel vecchio progetto, non possiamo apportare modifiche sostanziali ed abbiamo un vincolo sugli aumenti di spesa fissato inderogabilmente al 50 per cento».
A proposito dei costi. Secondo la stessa Corte dei conti, nella relazione che ha portato poi alla richiesta di non bollinatura della delibera Cipess, non è chiaro come è stata quantificata la cifra di 13,5 miliardi.
«Anche questo elemento è in parte figlio dell'iter seguito. Il vecchio progetto non era ancora esecutivo, e quindi manca di tutti i dettagli che consentirebbero non solo di garantire la piena fattibilità, ma anche di stimare adeguatamente i costi. Dal 2023 su questo non abbiamo fatto molti passi avanti. Anzi, nel frattempo si è rinunciato ad avere un progetto esecutivo unitario, essenziale in un'opera di come questa, e si è invece deciso di andare avanti per fasi».
Quindi lo Stato non solo si sta facendo carico di tutti i costi, ma potrebbe spendere anche più di 13,5 miliardi per il Ponte?
«L'iter scelto certamente porta a non avere chiarezza sui costi, perché si inizierà a costruire senza un progetto esecutivo complessivo. In ogni caso, anche il progetto esecutivo non offre garanzie assolute, in quanto le varianti e il conseguente aumento dei costi si palesano il più delle volte nella fase di costruzione vera e propria. Da ultimo, la stessa struttura del vecchio contratto, che ora riprenderà piena efficacia, non sembra aver garantito un effettivo trasferimento dei rischi a carico dei privati, visto che prima ancora di concludere la progettazione, i costi sono più che raddoppiati».
Secondo lei cosa si dovrebbe fare adesso per evitare l'aumento dei costi e di infrangere norme europee con il rischio che l'appalto si fermi e lo Stato paghi penali ai privati e sanzioni all'Ue?
«Suggerirei al governo di attendere che la Commissione europea si pronunci con una interpretazione della direttiva, per avere certezza almeno sul tetto massimo di spesa ammissibile dopo che si è rinunciato a ripetere la gara. E poi, attendere comunque un progetto esecutivo unitario, per avere un quadro trasparente dal punto di vista sia realizzativo che finanziario, così da evitare troppi rischi per lo Stato. Attenzione, in assenza di chiarimenti della Commissione, domani le stesse questioni potranno essere poste da altri operatori economici, che potrebbero rivolgersi alla Corte di giustizia europea per contestare ogni modifica rispetto al quadro tracciato con la gara del 2003».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

- nella immagine la pagina di La Repubblica con l'intervista a Giuseppe Busìa -
Ultimo aggiornamento 03/11/2025, 10:31
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La Repubblica - 1 novembre 2025
