Obbligo di comunicazione dei dati reddituali e patrimoniali per i dirigenti
Data:
06 novembre 2025
Obbligo di comunicazione dei dati reddituali e patrimoniali per i dirigenti
La violazione può essere considerata inosservanza dei doveri di trasparenza e integrità
I dirigenti di un istituto del servizio sanitario nazionale sono tenuti ad assolvere all’obbligo di comunicazione dei dati reddituali e patrimoniali, la cui violazione determina le responsabilità, come declinate dal Codice di comportamento dei dipendenti pubblici di cui al D.P.R. n. 62/2013 nonché dal codice di comportamento adottato dall’ente. La violazione, infatti, può essere considerata inosservanza dei doveri di trasparenza e integrità, con possibile avvio di procedimenti disciplinari da parte dell’amministrazione di appartenenza.
E’ quanto ha chiarito Anac con il Parere di Trasparenza, approvato dal Consiglio del 22 ottobre 2025, intervenendo su richiesta di parere di un istituto nazionale che opera nel settore della sanità.
L’Autorità, richiamando le Linee guida sui codici di comportamento (Delibera n. 177/2020), ha ribadito che l’obbligo di comunicazione patrimoniale è parte integrante del sistema di prevenzione della corruzione, e deve essere recepito nei codici interni delle amministrazioni.
Oltre a fornire indicazioni di carattere generale sui codici di comportamento, l’Anac ha anche dedicato un approfondimento al settore sanitario con le “Linee guida per l’adozione dei codici di comportamento negli Enti del Servizio Sanitario Nazionale” di cui alla Delibera n. 385 del 29 marzo 2017.
Secondo Anac, le indicazioni richiamate nel DPR 62/2013 potrebbero essere integrate nel codice dell’Istituto – laddove non presenti – con la previsione di operare verifiche sul rilascio delle dichiarazioni; il dovere di comunicare tempestivamente le eventuali variazioni delle dichiarazioni già presentate; sistemi di controllo interno a garanzia del rispetto delle prescrizioni contenute nel Codice.
“L’obbligo di comunicazione patrimoniale e reddituale – motiva Anac - viene considerato uno strumento interno di controllo e prevenzione, coerente con il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici”.
L'art. 13, comma 3, del codice di comportamento dei dipendenti pubblici, infatti, è una diposizione che impone ai dirigenti di comunicare anche partecipazioni azionarie (es. quote detenute in società, soprattutto se queste possono generare un conflitto di interessi con l’ufficio che andrà a dirigere), nonché interessi finanziari, inclusi gli investimenti, titoli, proprietà o rapporti economici che potrebbero interferire con l’imparzialità del ruolo pubblico.
“La finalità dell’obbligo – aggiunge Anac - si rinviene in particolare nella prevenzione dei conflitti di interessi, reali e potenziali, tesi ad evitare che il dirigente possa trovarsi in situazioni dove interessi privati influenzino decisioni pubbliche”. Pertanto, rileva la trasparenza amministrativa al fine di garantire che l’amministrazione sia informata e possa valutare eventuali incompatibilità o misure di vigilanza.
Il Parere dell'Autorità
Ultimo aggiornamento 06/11/2025, 15:26
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La violazione può essere considerata inosservanza dei doveri di trasparenza e integrità
