Giuseppe Busia: "Sui cantieri servono più controlli le deroghe sono sempre un rischio"
Data:
24 maggio 2025

Giuseppe Busia: "Sui cantieri servono più controlli le deroghe sono sempre un rischio" - La Stampa, 24 maggio 2025
Il quotidiano La Stampa intervista il Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, Giuseppe Busia, sul tema del ponte dello Stretto di Messina che, secondo Busia, necessita di regole chiare e di applicazione rigorosa delle norme. Di seguito il testo completo dell'intervista.
L'intervista
Roma - «La Presidenza della Repubblica è un'istituzione di garanzia che va tenuta fuori dalle polemiche politiche».
Giuseppe Busia, presidente dell'Anac, Autorità nazionale anticorruzione, ci tiene a non lasciare spazio a fraintendimenti e subito sottolinea: «È chiaro - e tutta la sua storia personale, familiare ed istituzionale lo dimostra- che qualunque intervento del presidente Sergio Mattarella mira esclusivamente a garantire che in un'opera come il ponte sullo Stretto ci sia il massimo livello di verifiche contro il rischio di infiltrazioni mafiose».
Non entra nel merito della polemica sollevata dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini contro il Quirinale. La sua analisi è più ampia: «Finora sul Ponte sono state introdotte alcune disposizioni speciali, ma non per aumentare la trasparenza».
Partiamo dallo stop del Colle al tentativo di modificare i controlli antimafia per il progetto del ponte sullo Stretto di Messina. Come mai?
«Secondo quanto emerso, la disposizione proposta consentiva di derogare al Codice antimafia. Ed una deroga può aggiungere, ma anche ridurre i controlli.Se si fosse chiaramente previsto che, ferme restando le verifiche ordinarie, se ne potevano disporre di ulteriori, immagino non vi sarebbe stato alcun rilievo».
Si è cercato di indebolire i controlli antimafia?
«Probabilmente no, ma se la norma lasciava aperta tale possibilità, era giusto cambiarla o eliminarla».
Derogare spesso è sinonimo di diminuire, cancellare.
«Su un progetto del genere, non possiamo permetterci il rischio di un abbassamento di tutela. In ogni caso, il governo, ha fatto propria l'osservazione del Quirinale ed ha approvato il testo che la recepiva».
Il ministro Salvini si dice pronto a riproporre in Parlamento lo stesso provvedimento.
«In questo caso, allora, l'intenzione è di modificare un provvedimento del governo: si tratta di dinamiche interne alla maggioranza che non toccano la Presidenza della Repubblica. C'è però una questione, di questa vicenda, che mi stupisce».
Quale?
«Che sia divenuta pubblica e che ne sia sorto un dibattito politico».
Inusuale?
«Queste interlocuzioni con la Presidenza della Repubblica sono sempre avvenute. E una volta che il governo fa proprie le osservazioni del Colle, le stesse divengono esclusivamente del governo, che se ne assume le responsabilità».
La Lega, in una nota, rilancia pubblicamente la norma.
«Non entro nel merito della discussione politica. Credo si debba lavorare tutti insieme perché ogni opera, a partire da quelle di maggiori dimensioni, sia laboratorio di trasparenza e credibilità».
Il ponte sullo Stretto è un'opera complessa, prevede grandi investimenti può attivare appetiti criminali. Le norme sono sufficienti?
«L'attenzione dev'essere altissima e le cautele devono essere aggiuntive, senza ambiguità. Finora il legislatore ha introdotto alcune deroghe, per saltare la gara o per presentare il progetto esecutivo solo per fasi, ma non per aumentare la trasparenza. Sarebbero invece utili disposizioni che innalzino il livello di controllo in tutte le opere e non solo per il Ponte».
Ad esempio?
«L'obbligo di individuare il titolare effettivo di tutte le imprese coinvolte nei contratti. L'amministrazione deve sapere con chi si relaziona, al di là dei possibili schemi societari. Altrimenti si pongono delicati problemi non solo per possibili infiltrazioni criminali, ma anche per comportamenti volti a falsare la concorrenza, attraverso offerte combinate».
Timore per infiltrazioni tramite i subappalti?
«Il ponte sullo Stretto è un'opera ad altissimo contenuto tecnico e richiede capacità specifiche che possono giustificare limitazioni all'uso del subappalto, specie a cascata».
Rendono più complessi i controlli?
«I subappalti a cascata sono il terreno di più alto rischio di infiltrazione criminale e in più, via via che si scende nella catena, si riducono le garanzie di qualità e capacità realizzativa, oltre che i rischi per i lavoratori».
Non era previsto un lavoro, affidato proprio ad Anac, di rating reputazionale delle imprese?
«Certo. Avremmo dovuto verificare le capacità delle imprese di lavorare, le esperienze che avevano alle spalle, i requisiti generali. Un rating che serviva anche a misurare capacità e qualità».
Poi cos'è successo?
«A dicembre è stato abrogato. In un contesto come questo sarebbe stato utile».
Qual è secondo lei la strada da percorrere?
«Potenziare le capacità amministrative, sfruttando al meglio la digitalizzazione delle opere e dei cantieri. Anche e in particolare sul progetto del ponte sullo Stretto. Il governo vuole che sia un'opera simbolica, allora diventi davvero simbolo di legalità e trasparenza».
Lo scontro di Salvini contro il Colle arriva proprio nei giorni in cui si ricorda la strage di Capaci. Polemiche a parte, quale riflessione?
«Le mafie esistono e non bisogna abbassare la guardia. Utilizzano metodi meno cruenti, ma non meno pericolosi. E se le mafie sono diventate più subdole e raffinate, lo stato deve raffinare le tecniche combatterle. Ecco cosa ci ricorda l'anniversario della strage: su questo serve massima coesione istituzionale e assoluta coerenza operativa».
Ultimo aggiornamento 27/05/2025, 9:02