Intervista al Presidente di Anac Busia: Stimolare legalità e concorrenza
Data:
09 dicembre 2025
Intervista al Presidente di Anac Busia: Stimolare legalità e concorrenza
Il buon uso delle risorse e l'adozione di misure di contrasto alla corruzione sono alla base dell'agire pubblico secondo Giuseppe Busia, che nel presentare il Pna 2025-2027 lo descrive come «un nuovo piano, non un semplice aggiornamento»
Gaetano Gemiti
Per evitare che l'ombra lunga dell'illegalità si distenda sull'apparato pubblico e sul tessuto produttivo, pregiudicando prospettive di lavoro e di vita della comunità, «prevenire è fondamentale».
E insieme, aggiunge il presidente Giuseppe Busia di Anac che l'altra settimana ha approvato il Piano Nazionale Anticorruzione 2025-2027 proprio nell'ottica di incentivare un agire pubblico fondato su legalità e valorizzazione del merito «è essenziale il presidio della trasparenza, garanzia di correttezza e strumento di partecipazione civica».
Prevenzione e trasparenza sono i capisaldi del nuovo Pna. Come si discosta dal precedente e quali sono gli impatti più diretti che avrà sull'economia reale e sulla gestione delle risorse pubbliche?
«Il Pna 2025-2027 approvato dall'Autorità è un nuovo piano, non un semplice aggiornamento. Individua i principali rischi di corruzione e le buone pratiche per evitarli: indica obiettivi, tempi e modalità di adozione e attuazione delle misure di contrasto alla corruzione. Alle amministrazioni vengono dati suggerimenti operativi da seguire per accrescere la credibilità della Pa e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Prevenire la corruzione coincide con buona amministrazione: usare bene le risorse pubbliche e offrire migliori servizi ai cittadini. Tutto questo richiede una pianificazione rigorosa che coinvolga tutte le amministrazioni interessate, con una prospettiva di medio termine e impegni concreti e verificabili».
Nell'ambito del Pnrr, ha messo in guardia più volte dal rischio di infiltrazioni criminali. Che effetti sta producendo l'innalzamento della soglia degli affidamenti senza gara in questo senso?
«Le soglie elevate hanno come effetto di ridurre il confronto concorrenziale tra gli operatori economici, diminuire il grado di trasparenza, escludere dal mercato le Pmi non conosciute dalle stazioni appaltanti, favorire comportamenti elusivi da parte delle stesse stazioni appaltanti. Sarebbe dunque importante ridimensionarle per stimolare il confronto competitivo anche nell'ottica del
principio di risultato. Preoccupa, soprattutto, il crescente addensamento degli affidamenti non concorrenziali tra i 135 e i 140.000
euro, a ridosso della soglia, con numerosi casi di frazionamenti artificiosi degli appalti, finalizzati a mantenere gli importi sotto le soglie di legge».
Quali misure servono per arginare il fenomeno?
«Occorre ancora una volta ribadire che nei contratti pubblici non basta fare in fretta, ma occorre anche fare bene, investendo sulla programmazione, valorizzando la progettazione e perseguendo la migliore qualità nella realizzazione.
Solo così si attua davvero il principio del risultato, ponendo un argine al proliferare di comportamenti anche opportunistici, dietro i quali si nascondono sovente sprechi irragionevoli. E purtroppo, talvolta, anche infiltrazioni criminali e mafiose».
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Come accrescerà la qualità dell'azione amministrativa?
«La Piattaforma Unica della Trasparenza vuole essere uno strumento unitario per raccogliere, organizzare e rendere disponibili informazioni, documenti e dati di interesse pubblico, in particolare quelli assoggettati agli obblighi di pubblicazione previsti nella sezione Amministrazione Trasparente. Alla base vi è una strategia di interoperabilità con le principali banche dati pubbliche da attuarsi in maniera graduale, in modo da ridurre man mano gli oneri a carico delle amministrazioni/enti, garantendo al contempo maggiore coerenza e confrontabilità delle informazioni. In questo modo, la trasparenza non sarà più un mero adempimento formale e un onere per le amministrazioni, ma fattore abilitante e spinta propulsiva per un'azione amministrativa migliore e più efficiente».
In una recente audizione in Senato, ha posto l'accento sull'importanza di recuperare la centralità della
concorrenza. Per quali aspetti è deficitaria oggi?
«In tema di concorrenza, viviamo una fase profondamente recessiva, sia in ambito nazionale che europeo.
La sua centralità, invece, risponde non solo a esigenze legate al corretto funzionamento del mercato, ma è anche essenziale per realizzare equità, evitando che solo alcuni operatori si avvantaggino e per garantire la giusta allocazione delle risorse.
Sacrificando la concorrenza, infatti, ci si priva della possibilità di attuare politiche pubbliche di rilevante impatto, sociale oltre che economico».
Dove serve di più e attraverso quali strategie va rilanciata?
«Più concorrenza serve negli affidamenti in house, al fine di compensare il vulnus venuto a determinarsi nel sistema con la soppressione, nel vigente Codice dei contratti pubblici, dell'elenco delle amministrazioni aggiudicatrici e degli enti aggiudicatori che operano affidamenti diretti nei confronti di proprie società in house. Vanno poi accresciute le misure funzionali alla concorrenza nell'ambito dei contratti pubblici, anche introducendo l'obbligo di corretta individuazione del cosiddetto titolare effettivo delle imprese che partecipano. La conoscenza del titolare effettivo, infatti, serve anche a evitare che società riconducibili allo stesso centro di interessi presentino offerte combinate nella stessa procedura di gara, falsando la concorrenza»
L'intervista nei formati jpg e pdf

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Ultimo aggiornamento 10/12/2025, 15:33
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Osservatorio sul Merito - 9 dicembre 2025
